Un po’, forse, per esorcizzare in qualche modo la malattia, un po’, forse, per non disturbare nessuno.
Ottantun anni vissuti con eleganza e discrezione fino in fondo.
Era nato a Trieste e, come tanti autentici figli di quella splendida città, passata da Venezia all’Impero Asburgico, al Regno d’Italia e poi alla Repubblica, transitando brevemente per l’autonomia del Territorio Libero, si sentiva profondamente italiano, ma anche un po’ cittadino del mondo, con la larghezza di vedute della gente che vive sul mare e impara a coltivare la curiosità di conoscere quel che viene di là dal mare.
E Marcello quella costante curiosità di conoscere l’ha conservata sempre: gran divoratore di libri, si era costruito una solida cultura eclettica: tutto lo interessava, tutto lo stimolava, dalla politica alla letteratura, dalla storia alle scienze.
La sua sua brillante conversazione era dotta, ma mai pedante, condita sempre con la sua arguta ironia, con la fine eleganza mitteleuropea delle sue origini, col lieve disincanto di chi in realtà conserva sempre la fanciullesca capacità di stupirsi.
Aveva praticato il canottaggio in gioventù e poi il tennis, sport dove la fatica fisica deve sempre essere al servizio di un gesto atletico armonioso.
Amava dipingere e disegnare. Conservo con affettuosa gratitudine un ritratto a carboncino che mi ha donato e un piccolo quadro che ritrae la torre sul lungomare di Rapallo, piccola opera sua che ho vinto in una delle tante lotterie benefiche del Rotary.
Aveva fatto carriera nel mondo assicurativo, in tempi in cui perfino nei colossi economici e finanziari vigeva un’etica del lavoro, una gamma di valori condivisi, che trascendevano in qualche misura la semplice dimensione del profitto. In fondo non son passati che pochi anni, ma sembra sia trascorsa un’era geologica.
E quei valori profondi, Marcello li aveva gelosamente custoditi nella sua dimensione familiare,
condivisa coi figli e con Maria Giovanna, sua intelligente, stimolante e adorata Musa, così come nella sua dimensione pubblica.
La bellissima annata in cui lui fu Presidente del Rotary Rapallo e io di quello di Chiavari, fu occasione per frequentarci e conoscerci più a fondo.
Ricordo il comune impegno per la creazione di una scuola postuniversitaria nel Tigullio, la comune partecipazione al Gruppo del “Grappolo”, che proprio in questi giorni ha festeggiato i suoi primi vent’anni, le riunioni interclub dove ci divertivamo a improvvisare presentazioni “palleggiandoci” la parola l’un l’altro (memorabile, al riguardo, una serata in onore delle Forze Armate alla Scuola Telecomunicazioni di Caperana)…
E poi il grande impegno nella Fondazione Zavattaro e, da ultimo, già sofferente del morbo che ce l’ha portato via, la sua partecipazione alla giuria della Mostra di Pittura per ragazzi disabili, organizzata l’anno scorso a Chiavari dall’Inner Wheel.
In quell’occasione, dando ulteriore prova di grande sensibilità, fece presente, con la sua consueta elegante lievità, che, data la situazione degli artisti in mostra, non pareva bello né logico farne una graduatoria, ma sarebbe stato più appropriato premiare tutti indistintamente.
Naturalmente la sua proposta fu subito accolta.
Ci mancherà, come tutti coloro che hanno lasciato un segno importante nella nostra vita.
Addio, Marcello. A… Dio.
Mario Cappetti