sabato 29 ottobre 2011

Primavera Araba: fu vera primavera?


Venerdì 28 ottobre 2011 - Ristorante Monte Rosa
Conferenza di: Paolo Della Sala, giornalista



Editorialista di politica estera per Il Secolo XIX e altre testate giornalistiche come Liberal, Il Riformista, L'Occidentale. Blogger di Blogosfere, autore di testi letterari, esperto in policy e public affairs.

Paolo Della Sala, Sestri Levante, ci ha piacevolmente intrattenuti per circa un’ora su ciò che sta succedendo nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo e sulle le implicazioni che questi potranno avere sulla politica del nostro paese.
Entrando nel vivo del tema  della serata “Primavera Araba: fu vera primavera?” , Della Sala ha ricordato che questa cosiddetta “primavera” è partita dalla protesta di un giovane commerciante tunisino di Sidi Bou Zid. Questi, nel dicembre del 2010, si era dato fuoco per protestare contro un sopruso poliziesco che riteneva di aver subito e che gli impediva  di continuare ad esercitare la sua attività di ambulante. Quella fu la scintilla, la classica goccia,  che scatenò a macchia di leopardo la ribellione del popolo tunisino, stanco del governo dittatoriale e corrotto di Ben Ali, da oltre ventitre anni al potere. In poco più di due mesi la ribellione ebbe il sopravvento e costrinse Ben Ali e famiglia a fuggire dal Paese.
Sulla scia di questa sommossa, i popoli di altri paesi arabi si sollevarono. Prima l’Algeria di Bouflika, poi la Libia di Gheddafi, l’Egitto di Mubarak e infine la Siria di Assad.

Il termine “primavera araba” è stato coniato dal mondo giornalistico per definire un auspicio del mondo occidentale. L’auspicio era quello di assistere alla nascita di popoli che, conquistata la libertà, si ispirassero al sistema delle democrazie liberiste occidentali nel darsi una nuova forma di stato e di governo.  Sarà così? Una prima risposta in direzione diversa da quella auspicata l’ha data la Tunisia dove, il 23 ottobre, si sono svolte le elezioni  che hanno visto dominare con il 42% il partito islamico  Ennhada (Rinascita), leader Rached Ghannouchi, fondato nel 1981 per la difesa del Corano. Difficilmente si potrà immaginare un regime che non sia teocratico e contrario al mantenimento di taluni diritti civili conquistati – per la verità senza troppa fatica – dagli uomini e, soprattutto, dalle donne tunisine.
Per quanto riguarda la Libia, prima dei soggetti economici, conviene guardare agli attori politici del dopo-Gheddafi. La rivolta ha avuto successo soltanto grazie all'aiuto della Nato e degli arabi (sauditi ed egiziani). Cina e Russia, rimaste legate ai vecchi regimi, pagheranno le conseguenze. L'alleanza tra Occidente e sauditi-qatarini (non dimentichiamo il ruolo decisivo di al Jazeera nelle rivolte arabe) ha la funzione di creare un'area islamica moderata e anti iraniana. Ciò prevede che il controllo sul mercato degli idrocarburi – dall’Arabia fino alla Nigeria -  vada a mani più presentabili dei vecchi despoti, i quali in realtà erano ultranazionalisti per interesse personale, mentre a parole erano degli splendidi cantori dell'Africa unita e del panarabismo. Nemici di questa visione in Libia, Tunisia, Sudan etc. sono i Fratelli musulmani e gli alti papaveri dell'esercito egiziano, che tutelano con i propri gli interessi economici della maggiore potenza confinante, l'Egitto.

Ma c’è una grande novità che, stranamente, ha trovato poco spazio sulla stampa . Si tratta della scoperta di un immenso giacimento di petrolio e di gas nel Mediterraneo eurabico che vedrà presto una rafforzamento dei legami tra i paesi – Israele, Cipro e Grecia - che dovranno appropriarsi e difendere questa straordinaria riserva mondiale di oro nero, seconda solo all’Arabia Saudita. Questo spiega l’inquietudine e l’irrequietudine politica di Erdogan che non intende vedere il suo paese, la Turchia, tagliato fuori da questa area di ricchezza e, quindi, di influenza politica.
E, almeno per quanto riguarda la Libia e la Tunisia, quale sarà la posizione e il ruolo dell’Italia? Agli occhi delle potenze – Francia e Inghilterra - che hanno fomentato e che stanno vincendo questa partita,  L'Italia ha qualche “colpa” da farsi perdonare. Non dimenticheranno che fu l’Italia ad organizzare il golpe di Gheddafi. Quello era stato orchestrato in un hotel di Abano Terme, e lo stesso Gheddafi sarebbe stato addestrato in Italia. Fu un "capolavoro perverso" della nostra strategia filo araba e filopetrolifera, che ci ha dato molti vantaggi economici, ma molti disastri in termini politici e di rapporti con gli "alleati". Si veda il nostro comportamento nella guerra Libia-Ciad, Sigonella, il bombardamento di Gheddafi da parte di Reagan etc.
Fu anche l’Italia di Craxi e di Andreotti a permettere a Ben Ali di rovesciare e sostituire in Tunisia il regime di Bourghiba.
Ma è anche vero che fu l’Italia a fungere da trait-d’union per il ravvicinamento della Libia alle stesse potenze occidentali. E poi il suo “opportuno” recente schieramento accanto alle forze ONU da una parte e i suoi tradizionali buoni rapporti con i paesi arabi dall’altra, dovrebbero attenuare i rischi di eccessivo rallentamento dei rapporti economici e conseguenze negative sui contratti firmati di recente con i precedenti regimi.
Ma, per concludere, per i popoli arabi fu vera primavera? Se per “primavera” si intende il sorgere di una nuova stagione politica, certamente lo è. Bisogna poi vedere se il significato che diamo a questa parola andrà nella stessa direzione di quella che i diretti interessati hanno già dato o daranno con il loro voto.
Al termine della conferenza numerose sono state le domande da parte dei soci. il relatore ha fornito a tutti delle risposte esaurienti. Il Presidente Cappetti ha ringraziato, consegnato un omaggio e un gagliardetto a Paolo della Sala e concluso la serata con il classico rintocco della campana.
                                                                                                               Roberto Napolitano
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